Parlamentino infuocato a Castellamonte per la discarica di Vespia
Non è arrivata l’auspicata «fumata bianca» su una posizione unica da assumere nella prossima conferenza dei servizi.
Parlamentino infuocato a Castellamonte per la discarica di Vespia. Non è arrivata l’auspicata «fumata bianca» su una posizione unica da assumere nella prossima conferenza dei servizi.
Parlamentino infuocato
Il Coronavirus non ha fermato il Consiglio comunale di Castellamonte, che si è riunito in sessione straordinaria lunedì a palazzo Antonelli. Dal parlamentino, tuttavia, non è arrivata l’auspicata «fumata bianca» su una posizione unica da assumere nella prossima conferenza dei servizi, in programma a Torino a metà marzo, sulla discarica di Vespia e sulla richiesta di “ampliamento” avanzata dall’attuale gestore del sito per giungere poi alla sua chiusura entro il 2021. L’opposizione, pur essendo concorde con la necessità di arrivare in sicurezza alla «serrata» dell’impianto castellamontese, si è astenuta sulla mozione presentata dal consigliere Claudio Bethaz a nome della maggioranza.
Manca una linea comune
Una linea comune d’azione che non è stata trovata neanche dopo la temporanea sospensione dell’assemblea per discutere la proposta di modifica del documento avanzata dal consigliere «pentastellato», Paolo Recco (che dopo una vivace discussione col sindaco, Pasquale Mazza, ha anche abbandonato la seduta prima del voto dell’ultimo punto all’ordine del giorno). «Siamo favorevoli alla chiusura di Vespia, ma questa deve avvenire in sicurezza e con tutte le garanzie necessarie per il post mortem» hanno specificato dai banchi della minoranza, Andrea Ertola e Nella Falletti.
La parola al consigliere Maddio
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere ed ex assessore con delega all’ambiente dal 2002 al 2017, Giovanni Maddio, che ha anche redatto, insieme ad alcuni cittadini facenti parte della Commissione comunale ambiente, una relazione ad hoc: «Innanzitutto, l’opposizione consiliare non è stata coinvolta nell’elaborazione di questa mozione sulla posizione da prendere in sede di conferenza di servizi. Per Vespia, è fondamentale valutare tutti gli aspetti che possono portare alla chiusura, ma nella massima sicurezza auspicabile, anche se la certezza matematica non esiste. Allo stato attuale, ci sono rilevanti problemi di carattere tecnico e altrettanti problemi di carattere finanziario relativi agli accantonamenti per la post conduzione del sito. Siamo quindi perplessi sulle poco congrue e superficiali proposte dell’Amministrazione comunale volte a garantire la corretta gestione della discarica e conseguentemente l’uomo e l’ambiente. Servono quindi sia la certezza della chiusura sia degli accantonamenti».
La posizione dell'esecutivo
Molto chiara la posizione dell’esecutivo Mazza, che ha anche proposto di valutare di intraprendere l’iter necessario a richiedere l’ampliamento della Riserva Naturale Monti Pelati fino all’area delle «Tre Vespie». «La riunione “propedeutica” a darmi una spallata è fallita - spiega «sibillino» il sindaco Pasquale Mazza - Nel 2015, quando fu approvato un progetto ad hoc con autorizzazione integrata ambientale, l’allora gestore parlò di “completamento” della discarica. Oggi, si chiede il “Rimodellamento finale”. Basta. Non siamo d’accordo ad aggiungere altri rifiuti a Vespia. Chiediamo con forza che si arrivi alla chiusura definitiva del sito non oltre giugno 2021 con il capping finale terminato in tutte le sue parti. Vogliamo che i costi della gestione post-mortem della discarica non ricadano sulle tasche dei cittadini castellamontesi che hanno già dovuto convivere per 25 anni con Vespia e sopportarne le conseguenze sotto tutti gli aspetti. La maggior parte delle criticità riscontrate nella proposta di progetto “Rimodellamento finale della discarica di Vespia” è riconosciuta dal Geologo Daniele Chiuminatto, consulente tecnico incaricato dall'Amministrazione Comunale. Tali criticità erano tulle presenti già nel momento dell'ingresso in discarica da parte dell'attuale gestore a Giugno 2018. Le competenze atte alla soluzione di tali aspetti riteniamo debbano ricadere in capo agli Enti che hanno autorizzato la realizzazione dell'impianto e che hanno incassato o incassano tuttora l'ecotassa: Ato-R, Città Metropolitana e Regione Piemonte».