Covid-19

Vaccino obbligatorio c'è chi dice no

«Un licenziamento, o una sanzione irrogato in queste condizioni sarebbe perfino ritorsivo, oltre ad essere sbagliato»

Vaccino obbligatorio c'è chi dice no
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Vaccino obbligatorio c'è chi dice no come la federazione Nazionale SHC OSS attraverso il suo coordinatore nazionale, infermerie al Cto di Torino,  Angelo Minghetti.

Vaccino obbligatorio c'è chi dice no

«Nessuno può essere obbligato a sottoporsi alla vaccinazione senza che ci sia una legge», inizia così l'intervento del sindacato
degli infermieri Generici-Inf.Psichiatrici-Puericultrici-O.t.a.-O.s.s.-A.s.s.s -A.d.e.s.t. Osa inf. extracomunitari raccolti sotto la sigla M.I.G.E.P. e di quello Professionale Human Caring Sanità. «Leggiamo sui quotidiani che molte strutture intendono licenziare, applicare sanzioni disciplinari o spostare in altre sedi i dipendenti ( operatori socio sanitari) che rifiutano di vaccinarsi contro il Covid-19. Riteniamo che vaccinarsi non è solo un atto che protegge individualmente, ma protegge tutta la comunità, e in questo modo proteggiamo i più deboli. Non si vuole entrare nel merito della vaccinazione poiché non vediamo ostacoli a un’esclusione di chi, per scelta e non per necessità, decide di non vaccinarsi, come rispettiamo i diritti fondamentali, come l’istruzione e la religione».

Ricatto psicologico

«Non accettiamo che le strutture pongano un “ricatto psicologico” o una 'dittatura sanitaria”, non siamo di fronte a una dittatura sanitaria ma a un'emergenza sanitaria, questo va contro la libertà di scelta della terapia oltre al rispetto individuale del lavoratore.  La decisione spetta al lavoratore il quale resta libero di scegliere di non vaccinarsi e non è tenuto a dire al suo datore se ha fatto o meno il vaccino senza darne la motivazione. Motivo in più per non poterlo licenziare, o adottare sanzioni. Ad oggi, infatti, non c’è scritto da nessuna parte che sia obbligatorio vaccinarsi e non c’è alcuna legge che imponga di farlo nemmeno a chi svolge una particolare mansione che lo porta a contatto con gli altri».

Non c'è una legge

Ma non è tutto: "L’assenza di una norma che preveda l’obbligo del vaccino, impedisce il licenziamento o qualsiasi sanzione”. Il datore di lavoro non può imporre nulla né tanto meno “sanzionare” il dipendente per la mancata accettazione di un vaccino che non è obbligatorio per legge, legge che oggi ancora non esiste, anche se si vuole arrivare a ritenere sussistente un obbligo per il datore di lavoro a integrare il sistema di sicurezza, procurando la possibilità della vaccinazione, non si potrà costruire l’ulteriore vincolo per il lavoratore, che potrebbe avere tanti e diversi motivi per rifiutare il vaccino, e non lo si trova neanche in un obbligo legale e nemmeno nella norma di legge 81/2008 art 279 comma 2».

Nessun obbligo

«Infatti, se un dipendente rifiuta il vaccino, il suo datore, non può adottare nessun provvedimento ma, semmai, deve aumentare le precauzioni all’interno dell’azienda per garantire quanto richiesto dal Codice civile in materia, appunto, di tutela degli altri. E non sarebbe in alcun modo giustificabile imporre la vaccinazione nei confronti dei lavoratori, neppure con un accordo sindacale, come nel chiedere la motivazione del non vaccino che va a ledere l’opinione e la riservatezza del singolo che potrebbe essere soggetto a vessazioni, ed è discriminante violando la privacy. Pertanto un licenziamento, o una sanzione irrogato in queste condizioni sarebbe perfino ritorsivo, oltre ad essere sbagliato sul piano di politica del diritto».

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