Le cattedre vacanti in Canavese

A una settimana dall'inizio della scuola sono ancora molte le cattedre vacanti in Canavese

L'intervista a Concetta Saporito, sindacalista Cgil, che analizza la situazione a pochi giorni dalla prima campanella nelle scuole del territorio

A una settimana dall'inizio della scuola sono ancora molte le cattedre vacanti in Canavese
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A una settimana dall'inizio della scuola sono ancora molte le cattedre vacanti in Canavese. L'intervista a Concetta Saporito, sindacalista Cgil, che analizza la situazione a pochi giorni dalla prima campanella nelle scuole del territorio

Cattedre vacanti in Canavese

Settembre rappresenta per molti il ritorno alla normale quotidianità lavorativa, per altri il momento di prendere in mano tutti quei progetti rimandati a «dopo l’estate»… Ma c’è una categoria di persone per cui questo è ormai da anni un periodo foriero di ansie e incertezza: i lavoratori del mondo della scuola.

Sono note a tutti, infatti, l’inefficienza sistemica dei meccanismi di assunzione e le lungaggini burocratiche che ogni anno gettano nella precarietà e nell’instabilità una grossa fetta di individui che vorrebbero lavorare nel mondo della pubblica istruzione come insegnanti, collaboratori o personale amministrativo. E quest’anno la situazione non sembra migliorata rispetto al passato, anzi. Ne abbiamo parlato con Concetta Saporito della SLC (Sindacato Lavoratori della Comunicazione) Cgil Torino, che segue le 259 istituzioni scolastiche della provincia torinese, incluse quindi quelle del Canavese.

L’intervista

Assunzioni, graduatorie, scorrimenti… A che punto siamo per l’anno scolastico 2023/2024?
«Facciamo una premessa. Nel mondo della scuola si può entrare, lavorativamente parlando, in due modi: o attraverso i concorsi pubblici o attraverso le cosiddette Gps, le graduatorie provinciali da cui si attinge per le supplenze. Esistono quindi due tipologie di posti: organico «di diritto» (propriamente di ruolo) e organico «di fatto», costituito da supplenti che prestano servizio per un periodo limitato di tempo. Il problema in Italia è che ci sono molti posti liberi ma pochissimi posti autorizzati ad essere coperti a tempo indeterminato. Così attualmente 1/3 delle posizioni vacanti non sono state assegnate a docenti di ruolo, e il precariato continua a essere un fenomeno dilagante.  La classe di concorso più penalizzata da questo punto di vista è quella degli insegnanti di sostegno, di cui non si ha un contingente adeguato perché le Università non sono in grado di formarne un numero sufficiente».

Tutto ciò, scendendo in verticale, vale ovviamente anche per il Canavese.
«Certamente. Il nostro territorio ha anche l’aggravante di essere una seconda cintura e, in molte sue zone, non facilmente raggiungibile. Questo fa sì che in gran parte i posti nelle scuole canavesane vengano assegnati a personale precario, perlopiù formato da personale dal Meridione che non conoscono il territorio e non hanno intenzione di stabilirsi ma di tornare il prima possibile a casa, nella propria zona di provenienza. Il risultato è che il Canavese ha pochissimo organico di diritto, stanziale. Questo dipende da una volontà politica: è il Ministero, in base alle direttive del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), a dare limiti fortissimi ai contingenti che servono a coprire le necessità regionali, e inoltre vengono stanziati pochissimi fondi. Un altro problema della nostra area è che molti istituti comprendono un numero eccessivo di plessi: questo crea grosse difficoltà gestionali. La tendenza nazionale è quella di creare “macromostri”, perché conviene, ma l’esito infelice è che non si ha personale Ata che possa garantire l’apertura e la sorveglianza delle strutture. Alcuni istituti sono poi privi dirigenti scolastici, e presidi di altre scuole ne prendono la “reggenza” presentandosi una volta o due a settimana e cercando di capirci qualcosa. In questi casi si può solo sperare nella disponibilità e nella professionalità dei docenti, che però vivono in condizioni sempre più disagianti anche dal punto di vista psico-fisico».

E per quanto riguardo il personale Ata?
«Nella provincia di Torino l’organico di diritto è stato già assegnato, e al momento è in difetto, quindi si farà ricorso ad organico di fatto (per cui sono stati autorizzati 825 posti, di cui 506 già assegnati)».

Come sindacato quali azioni sono state messe in campo per contrastare questi fenomeni?
«Come Slc Cgil ci stiamo mobilitando fortemente per una politica anti-precariato, e per la stabilizzazione. Chiediamo un nuovo sistema di reclutamento che tenga in considerazione tutti quei lavoratori che stanno facendo andare avanti la scuola pubblica nonostante non ci siano le condizioni per farlo in modo dignitoso.  Un cambiamento in questo senso è fondamentale. Il sindacato sta cercando (soprattutto con il nuovo contratto) di equiparare i diritti dei precari con quelli dei docenti e del personale Ata assunti a tempo indeterminato. E, a questo proposito, bisogna ricordare anche la lotta che stiamo portando avanti contro l’autonomia differenziata, che eliminerebbe la garanzia di un contratto pubblico nazionale in grado di tutelare tutti i lavoratori allo stesso modo. Infine, pur senza potere normativo, come forza sindacale stiamo cercando di riappropriarci di un potere contrattuale e di contrastare leggi che hanno apportato grossi tagli all’istruzione e che non nascono oggi: la situazione attuale è il risultato di politiche che si protraggono dai tempi di Gelmini-Tremonti».

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