l'intervista

Cosetta Borelli è il nuovo dirigente scolastico dell'Istituto di Studi Superiori Aldo Moro

Nominato il preside dell’istituto più importante di Rivarolo dopo il pensionamento dello «storico» Alberto Focilla

Cosetta Borelli è il nuovo dirigente scolastico dell'Istituto di Studi Superiori Aldo Moro
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Cosetta Borelli è il nuovo dirigente scolastico dell'Istituto di Studi Superiori Aldo Moro. Nominato il preside dell’istituto più importante di Rivarolo dopo il pensionamento dello «storico» Alberto Focilla.

Cosetta Borelli è il nuovo dirigente scolastico dell'Aldo Moro

Evidentemente esiste una qualche «connessione» privilegiata tra l’Istituto di Studi Superiori Aldo Moro di Rivarolo e San Benigno, in particolare per quanto riguarda la scelta dei presidi. Prima Alberto Focilla, sanbenignese ed ex sindaco del paese di Fruttuaria, andato in pensione lo scorso giugno dopo 12 anni alla guida della scuola rivarolese; ora Cosetta Borelli, dal 2019 dirigente dell’Istituto Comprensivo di San Benigno Canavese. Con lei abbiamo parlato delle aspettative circa questa nuova esperienza e anche del mondo della scuola canavesano in generale.

Professoressa Borelli, come ha vissuto la notizia del nuovo incarico presso lo storico istituto rivarolese (da cui anche quest’anno sono uscite parecchie eccellenze, tra 100 e 100 e Lode)? Per lei rappresenta una sfida il passaggio dalla direzione di un istituto Comprensivo a quella di una scuola superiore? Quale dei due “mondi” ritiene più complesso?
«Quando ho saputo che a settembre il Dirigente Focilla avrebbe lasciato l’Istituto Moro di Rivarolo ho pensato che poteva essere interessante per me tornare in una scuola del secondo ciclo. La mia carriera come insegnante si è svolta quasi interamente al Martinetti di Caluso, scuola simile al Moro in quanto comprende indirizzi liceali e tecnici, quindi una realtà nella quale mi sono sempre trovata a mio agio, collaborando con i diversi Dirigenti. L’Istituto Moro è certo una scuola d’eccellenza, tuttavia ritengo che il valore di una scuola non si misuri solo nei risultati ottenuti alla fine del percorso ma piuttosto da un basso tasso di abbandono scolastico e dalla capacità di motivare tutti gli studenti a raggiungere obiettivi alti, e mi pare che questo sia una caratteristica dell’Istituto rivarolese. Ritengo tuttavia che i 5 anni passati all’I.C. di San Benigno abbiano arricchito notevolmente la mia esperienza, ponendomi di fronte al difficile ma importante percorso del primo ciclo scolastico, dalla scuola dell’infanzia alla primaria, alla secondaria di primo grado. In queste realtà è fondamentale la cooperazione con le famiglie, il graduale raggiungimento degli obiettivi per l’autonomia di ogni bambino, la scoperta del sé. Su queste basi può svilupparsi un buon percorso scolastico nelle scuole superiori e, più in generale, nell’intera esistenza. La complessità è la caratteristica della scuola, in tutti gli ordini. Il mondo della scuola riflette le contraddizioni della società ma allo stesso tempo è nella scuola che si formano i futuri cittadini, quindi essa deve essere laboratorio di cambiamento, sistema aperto all’innovazione ma con profonde radici nel patrimonio culturale. L’esperienza con l’I.C. di San Benigno non si conclude qui: ho chiesto ed ottenuto di avere in ‘reggenza’ questa scuola, fino a nomina di un nuovo Dirigente scolastico, per fare in modo di concludere i tanti progetti avviati e proseguire la positiva esperienza».

Ci racconti qualcosa della sua storia formativa e professionale: qual è stato il suo percorso di studi? Com'è nato il suo amore per l'insegnamento e il mondo della scuola?
«Nella mia carriera scolastica ho seguito le mie passioni, liceo artistico, Accademia Albertina di Belle Arti. È questo il consiglio che do in fase di orientamento ai miei ragazzi, capire innanzitutto cosa può darci soddisfazione, realizzarci come persone. Ho iniziato ad insegnare molto presto, mentre studiavo, ed ho capito che quella dell’insegnamento poteva essere la mia strada. I rapporti umani sono il principale impegno nel lavoro dell’insegnante, ogni docente ne deve averne consapevolezza».

Forse è prematuro parlarne, ma ha già qualche progetto in mente per il suo primo anno alla guida dell'Aldo Moro? A cosa sarà rivolta inizialmente la sua attenzione da dirigente?
«Entrerò dal 1° settembre in una comunità educante consolidata, efficiente e vivace. Il mio impegno iniziale sarà quello di ascoltare tutti: ragazzi, docenti, personale, genitori… Da queste relazioni potrò capire quale direzione prendere, valutare aspettative e progetti e promuoverli. Ho la mia idea di scuola: inclusiva nei fatti e non solo nella burocrazia, strumento per la mobilità sociale e per il superamento dei limiti culturali e degli stereotipi».

Un problema endemico della pubblica istruzione, anche in Piemonte e in Canavese, è la carenza di docenti; è notizia solo degli ultimi giorni che in tutta la Regione mancherebbero circa 14.000 insegnanti. Si tratta di una criticità sentita anche all’Aldo Moro? Se sì, come pensa di affrontarla?
«Quello delle nomine dei nuovi docenti per l’anno scolastico 24-25 è un dato di cui ancora non disponiamo. L’Istituto Moro può contare su un cospicuo numero di docenti di ruolo, consolidato negli anni. Sono in via di conclusione i concorsi per alcune discipline, le cattedre che non saranno assegnate verranno coperte il prima possibile con gli strumenti in nostro possesso».

E per quanto riguarda gli studenti? Il dato delle iscrizioni all’anno scolastico 2024/2025 indica un calo o un aumento rispetto agli scorsi anni?
«Da quanto mi è stato riferito il numero è stabile, tuttavia il calo demografico si sta facendo sentire nel primo ciclo, sarà quindi inevitabile nei prossimi anni una diminuizione degli iscritti anche nelle scuole superiori. Non è un fenomeno per cui allarmarsi ma che andrà gestito. Meno alunni potrebbe significare più spazi (le nostre scuole sono strapiene), classi meno numerose, docenti più motivati».

Un'ultima domanda, più generale: in base alla sua esperienza, in che stato versa il mondo della scuola in Canavese? Esiste una "specificità territoriale" anche in quest'ambito? Se sì, quali sono secondo lei i punti di forza e quali gli aspetti da migliorare?
«Da canavesana non è facile rispondere a questa domanda. Il nostro territorio è caratterizzato da una forte tradizione agricola e artigianale ma anche da aziende di alta tecnologia e innovazione. Il mondo della scuola secondo me risponde a queste diverse esigenze formando, nei diversi Istituti, competenze e professionalità diverse. Purtroppo le carenze non sono poche, i nostri studenti possono con difficoltà frequentare musei, cinema e teatri, incontrarsi fuori dall’orario scolastico, dedicarsi ad attività sportive e culturali in generale. Il limite maggiore è rappresentato dai trasporti, con poche corse e prezzi alti, praticamente inesistenti nella fascia serale. Questa situazione ritengo che in alcuni casi generi malessere, apatia, assenza di motivazione. Il lato positivo consiste nella relativa sicurezza del nostro territorio, in un tessuto sociale solido e abbastanza inclusivo, in un ricchissimo ambiente naturale a portata di mano. Per i nostri studenti è di fondamentale importanza aprirsi al mondo e confrontarsi con culture diverse».

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