L’esilio del Covid19 raccontato dal giovane Simone Lucchese
Frequenta la scuola media di San Benigno Canavese.
Simone Lucchese è un giovane studente di Verolengo che frequenta la scuola media di San Benigno Canavese. Frequenta la 3A Scuola Salesiani Don Bosco e anche lui, come i suoi colleghi di tutta Italia, sta vivendo la didattica a distanza. E tra i compiti che il suo insegnante di italiano Niccolò Pagani gli ha assegnato c’era un tema.Un tema che parla del Coronavirus.
Simone Lucchese, un compito speciale
Simone Lucchese è un giovane studente di Verolengo che frequenta la scuola media di San Benigno Canavese. Frequenta la 3A Scuola Salesiani Don Bosco e anche lui, come i suoi colleghi di tutta Italia, sta vivendo la didattica a distanza. E tra i compiti che il suo insegnante di italiano Niccolò Pagani, il supercampione de L'Eredità (trasmissione di Rai1 condotta da Flavio Insinna) rimasto nel cuore dei fan del quiz, gli ha assegnato c’era un tema. Un tema che parla del Coronavirus.
Il tema
«In questi giorni stiamo vivendo una terribile pandemia il Covid-19, un’influenza che si trasmette in modo virale che sta mettendo in crisi tutto il mondo, in particolare l’Europa. Ogni giorno al TG sento l’aumento dei contagi e dei decessi, percentuali che potrebbero salire sempre di più ma, con giuste precauzione, anche diminuire fino alla scomparsa totale del virus. Negli ultimi giorni però i casi sono aumentati e Conte, il Presidente del Governo, ha decretato severe regole da rispettare quotidianamente, una fra queste consiste nella chiusura delle scuole. Una scelta che mi ha lasciato perplesso. Iniziai a pormi tante domande, come per esempio, quando e come avrei fatto l’esame, oppure come avrei fatto a prepararmi senza l’insegnamento dei miei professori. Una settimana fa ho iniziato questo nuovo programma formativo. Che strano non vedere i professori. Che strano non confrontarmi con i miei compagni. E mentre guardo fuori, non vedo altro che un unico fotogramma dalla mia cameretta. Una fotografia che non cambia mai, il tempo che non passa. A questo punto mi manca tutto: la scuola, lo sport e penso che strano momento sto vivendo, che strano momento stanno vivendo i miei genitori, che strano momento sta vivendo l’Italia. Un’altra regola da rispettare è quella di rimanere nelle proprie case con la possibilità di uscire solo in casi di reale necessità. Bisogna uscire poco e un familiare alla volta per evitare il contagio di tutta la famiglia. Fortunatamente però, grazie alle avanzate tecnologie di oggi, possiamo tutti rimanere in contatto e dialogare quindi con i nostri amici ed i nostri parenti. Tuttavia siamo tutti “esiliati”. Una parola forte, ma che mette bene in evidenza il mio attuale stato d’animo. Già dai tempi di Ugo Foscolo e di Ulisse si parlava di esilio, prevalentemente fisico o dettato dal Fato. Un esilio, è vero, diverso da quello che stiamo vivendo noi oggi. Il nostro è un esilio dorato, ma sta di fatto che è triste e mi porta disorientamento non poter vedere i miei amici. Esilio metaforico, esilio mentale, esilio… Non siamo esiliati dal nostro Paese ma siamo costretti a rimanere nelle nostre abitazioni in via precauzionale a causa del virus. Tutto mi porta a pensare alla poesia di Ugo Foscolo, “A Zacinto”, il suo un forte dolore per la mancanza dei paesaggi cari e tanto amati, “Ne più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque…”. Tuttavia possiamo stare di più in famiglia coltivando i rapporti, nel mio caso soprattutto con mia sorella. In questi giorni sto rinforzando la mia pazienza nei suoi confronti e lei mi asseconda lamentandosi di meno. Insomma spero che questo brutto momento passi veloce proprio come una “Lamborghini su un rettilineo”. Spero, in conclusione, che il mondo si rialzi al più presto, ma soprattutto che l’Italia riesca a riprendersi e a splendere come sempre. Viva noi, viva l’Italia!».