Cuorgnè

Sul palco del Pinelli per dire no alla violenza di genere

In scena venerdì scorso lo spettacolo "Passo dopo passo... rinasco" progettato dalla Casa delle Donne di Ivrea con Deliri di Danza

Sul palco del Pinelli per dire no alla violenza di genere
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Sul palco del Pinelli per dire no alla violenza di genere: venerdì 24 novembre 2023 è andato in scena lo spettacolo "Passo dopo passo... rinasco", progettato dalla Casa delle Donne di Ivrea con Deliri di Danza.

Sul palco del Pinelli per dire no alla violenza di genere

Venerdì 24 novembre al teatro Comunale Tullio Pinelli di Cuorgnè è stato presentato lo spettacolo di sensibilizzazione “Passo Dopo Passo... Rinasco” contro la violenza di genere, realizzato dalla Casa delle Donne di Ivrea con Deliri di Danza. Quest’anno molti eventi, nei vari Comuni che hanno voluto aderire, sono stati inseriti nelle iniziative parallele al programma Le Radici del Coraggio, organizzato dall' ASLTO4. « L'idea di tenere insieme sotto un'egida istituzionale i diversi momenti pubblici e privati di riflessione e azione è molto importante ed assume un significato "politico "rispetto alla violenza di genere che noi affrontiamo insieme ad altre Associazioni ed Istituzioni sul territorio, in modo diverso e sinergico - affermano dalla Casa delle Donne -. La rappresentazione Passo dopo Passo Rinasco é stata progettata dalla Casa delle Donne di Ivrea con Deliri di Danza e realizzata grazie al prezioso supporto del Comune di Cuorgnè: un ringraziamento speciale a Elisa Troglia e Laura Ronchietto che ci hanno assistito durante le numerose prove». Il tema trattato ha assunto un’importanza centrale per la società, come evidenziato dal sindaco Giovanna Cresto nel suo saluto iniziale a ricordo di tutte le donne vittime di femminicidio da gennaio 23. La d.ssa Alda Pastore, presidente della ASL TO4, ha illustrato le iniziative coraggiose della stessa ASL contro la violenza di genere, mentre Letizia Carluccio Lesca, Presidente della Casa Donne di Ivrea, ha presentato gli obiettivi dello spettacolo. Armando Minutola ha dato inizio allo spettacolo recitando “Se è destinato a rompersi” di Giò Evans.  Di fronte ad un pubblico attento, che gremiva il teatro, si sono succedute diverse testimonianze vere, recitate con coraggio e passione, dallo straordinario gruppo di attori ed attrici, tutti non professionisti: Francesca Giunta, Maria Mazza, Andrea Francesca Perinetti, Gabriella Zaccagnini, Cosme Domingo Satalino e Simone Miope. Storie di donne che per riuscire a condurre una vita degna di essere vissuta, scelta e non imposta, per smettere di avere paura, di essere oggetto di discriminazioni, violenza psicologica e fisica, hanno deciso di dire "no" chiedendo aiuto e si sono reinventate, passo dopo passo. Storie di uomini maltrattanti, che con l’aiuto di psicologi e degli stessi compagni di strada si sono messi in gioco, attraverso il confronto, hanno rinunciato al controllo sulle persone che dicevano di amare, hanno lasciato andare il ruolo del forte ad ogni costo e si sono ricostruiti, passo dopo passo.

Parole e musica

Accanto alle storie, Cristina Venturino e Elena Riassetto hanno portato in scena canzoni tra loro legate, riprendendo i contenuti delle interviste accompagnate da Miriam Irene Tinazzo e di Armando Minutola, rispettivamente alla tastiera e alla chitarra elettrica. Ed infine attraverso la danza di Cristina Venturino e Chiara Basile è stato dato risalto ai momenti più importanti della serata. Un equilibrio perfetto di suoni, luci ed ombre realizzato grazie al supporto tecnico di Mario Ardizzone e Tony Iezzi. Ed alla fine saluti e rinfresco gentilmente offerti da NOVA COOP, momenti preziosi in cui ci si è confrontati e raccolto intensi messaggi da parte del pubblico come questo: “Bello spettacolo, intenso e vero. Come doveva essere il teatro dei Greci: la drammatizzazione di fatti e situazioni della loro contemporaneità. Per condividere emozioni intense e poi liberarle. La tragedia e la catarsi. Le storie di questa sera erano appunto storie vere, drammatiche, tragiche e abbiamo condiviso le emozioni. Abbiamo pensato.” Letizia Carluccio Lesca, a nome della Associazione Donne contro la Discriminazione, ha sottolineato come è fondamentale che le ragazze e le donne sappiano che c’è una rete che le assiste, perché nessuna si salva da sola. E poiché chi lavora in sinergia sul territorio non può essere ovunque, ha chiesto agli spettatori ed alle spettatrici di essere occhi e orecchie nei luoghi dove vivono e lavorano. «Certo è impegnativo perché occorre cogliere ed interpretare oltre ai segnali fisici più evidenti: quelli psicologici quali stati d’ansia, attacchi di panico, depressione, atteggiamenti masochistici e comportanti inusuali come crisi di pianto, ritardi o assenze dal lavoro, racconti incongruenti , rifiuto di
inviti e di vita sociale. Allora è importante domandare cosa c’è che non va o semplicemente dire "Io ci sono e sono al tuo fianco”».

Fare la propria parte

Così si conclude la riflessione della Casa delle Donne:  «Se la donna si apre e parla occorre ascoltare, senza esprimere giudizi, per farle capire che non ha colpe di ciò che sta vivendo Si potrà dire poi che ci sono posti in grado di dare aiuto. E anche se un amico, studente, collega ..ha comportamenti di disprezzo e controllo per le donne, se non riesce a controllare la rabbia ..se usa frasi come TU SEI MIA..è importante mettere sotto osservazione anche loro. Paletti per uomini violenti e rete di protezione per le donne. Quello che possiamo fare tutti noi da subito è anticipare il momento in cui ragazze e donne che vivono situazioni di violenza ed infelicità prendono coraggio e si rivolgono a chi può aiutarle. Con un gesto gentile chiamato attenzione si può salvare una vita Sono state lasciate delle cartoline informative con indirizzo mail (segreteria@casadonneivrea.it)e numero di telefono:0125 49514. Basta lasciare un messaggio, una volontaria ascolta la segreteria ogni giorno, e richiama entro 24 ore. insieme si deciderà cosa fare. Facciamo così in modo che diventino sempre più numerose le storie di chi ha deciso con coraggio lasciare la sua vita per costruirne una nuova. Poi sarebbe bello …se tutti noi con calma provassimo a stare vicino a chi conosciamo: genitori figli, mariti, mogli, fidanzato o fidanzata e provassimo ad ascoltarli. Parlare insieme della fatica del dolore, dello smacco di un rifiuto, del valore di mordersi la lingua e di frenare le mani, della differenza tra amore e possesso, della caducità dei sentimenti, del rispetto della libertà dell’altro/altra, dell’importanza di lasciarlo/a andare e di rimettersi in gioco sempre con fatica, con rispetto, senza scorciatoie: passo dopo passo».

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