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A Rivarossa è polemica sugli spari anti-cinghiale

L‘agricoltore Fabrizio Marchetto: «Il nemico non è chi tenta di difendere il proprio lavoro ma...».

A Rivarossa è polemica sugli spari anti-cinghiale
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A Rivarossa è polemica sugli spari anti-cinghiale. L‘agricoltore Fabrizio Marchetto: «Il nemico non è chi tenta di difendere il proprio lavoro ma...».

A Rivarossa è polemica sugli spari anti-cinghiale

La protesta per gli spari anti-cinghiale o dissuasori, nel cuore della notte in paese non si placa: “Non si riesce più a dormire”.
I rumori dei “cannoncini” ha scatenato l’ira dei residenti imbufaliti e questo da un paio di mesi. Nel periodo della semina dei terreni. La battaglia si scatena, come sempre, nella piazza virtuale dei social che a Rivarossa va assai di moda e dove gli internauti hanno espresso tutto il loro disappunto. Gli spari che si sentono, arrivano anche da altri paesi vicini, ma tant’è, tutto pare si svolga a Rivarossa...

Le voci dei cittadini

Scrive Bruna Pelusi: «Allora, io capisco che i contadini di Rivarossa e limitrofi hanno dichiarato guerra ai cinghiali, ma che tutta la popolazione si debba sorbire giorno e soprattutto notte i colpi di "mortaio" mi sembra un'azione sconsiderata: non si dorme più. Nelle case, ci sono anziani, bambini, persone che al mattino devono andare al lavoro, ma è possibile che quelle menti così occulte dei cacciatori, che a suo tempo hanno incrementato l'immissione delle sopracitate bestie, non trovino un'alternativa?».

Oppure la riflessione di Maria Silvia Giachino: «Abito qui a Rivarossa da ben 40 anni, prima abitavo a Torino in Piazza Statuto, poi mi son sposata e son venuta qui. Ho sempre lavorato e ancor oggi lavoro e mi son adattata alla vita di paese. Si sentono i cannoncini che sparano alla sera ma son stanca e mi addormento, impariamo a rispettare il lavoro degli altri e se si usano i cannoncini è per salvare il raccolto che diventerà cibo per noi e smettiamo anche di incolpare i cacciatori almeno loro danno una possibilità di fuga all'animale le povere bestie che vanno al macello no».

Si richiede un intervento concreto dell’Amministrazione Comunale, affinchè si facciano accertamenti sul rispetto di alcune norme da parte degli agricoltori che fanno uso di armi al fine di cacciare i cinghiali, come ad esempio: la posizione dalla quale si spara, la distanza da tale punto alle abitazioni, gli intervalli minimi di tempo che devono essere rispettati tra uno sparo ed il successivo e la fascia oraria nella quale queste operazioni di dissuasione possono essere svolte.

A conclusione la risposta interessante è quella di Fabrizio Marchetto agricoltore e titolare di una importante azienda agricola a Rivarossa, la sorella Silvia è presidente della Coldiretti di Rivarossa che spiega: «Credo vada fatta un po’ di chiarezza. La situazione che si è venuta a creare non è certamente per colpa degli agricoltori. Noi cerchiamo di fare il nostro lavoro, coltivare per dar da mangiare a noi, ai nostri animali e a tutti i cittadini. Purtroppo negli ultimi anni il problema cinghiali si è ampliato coinvolgendo territori sempre più ampi e creando pericoli sempre maggiori anche per l'uomo, vedi incidenti stradali. Quindi sgombriamo il campo dagli equivoci, il nemico non è chi tenta di difendere il proprio lavoro e il proprio raccolto. Il nemico sono questi animali che non sono autoctoni e non hanno predatori naturali. È quello che da sempre si auspica sono delle iniziative incisive da parte delle istituzioni tutte. Tornando al rumore degli spari va detto che è limitato nel tempo al periodo della semina e anche che non è detto che tutti i colpi che si sentono arrivino dai dissuasori e che sicuramente arrivano anche dai territori dei comuni limitrofi. Va anche tenuto conto che durante la notte esistono persone autorizzate che possono effettuare gli abbattimenti di questi animali e probabilmente alcuni spari sono da addebitare a loro».

Inoltre la posizione del territorio di Rivarossa è tra il Parco delle Vaude: naturale cassa di risonanza dei botti.

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