Il fatto

Caos al carcere di Ivrea, folle protesta di due detenuti

L'allarme del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: "La situazione penitenziaria è sempre più critica"

Caos al carcere di Ivrea, folle protesta di due detenuti
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Caos al carcere di Ivrea dove due detenuti di origine straniera hanno messo in atto una folle e violenta protesta.

Caos al carcere di Ivrea

"Pomeriggio di ordinaria follia", come l'ha definita il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, alla Casa circondariale di Ivrea. “Colpa della scelleratezza di due detenuti stranieri i quali, pur se protagonisti di due eventi critici distinti e separati, hanno alimentato la tensione nella struttura di corso Vercelli”, riferisce Vicente Santilli, segretario regionale per il SAPPE. “Il primo si è verificato nel primo pomeriggio della giornata di ieri, intorno alle 14.50, quando un giovane detenuto egiziano, a seguito della redazione di atti necessari ad una comunicazione di notizia di reato, andava in escandescenza. L’uomo, in evidente stato di agitazione per gli atti redatti a suo carico, dopo numerose rimostranze proferite agli Ispettori presso l'ufficio della Sorveglianza Generale, richiedeva di poter salire al piano di appartenenza per poter effettuare una telefonata al proprio avvocato. Visto il suo stato di agitazione e dopo numerosi tentativi di riportarlo alla calma si è necessario l’accompagnamento presso il piano detentivo. Appena giunto a destinazione, pero, il detenuto, oltre a protestare contro la contestazione del procedimento penale, causava ingenti disagi, danneggiando beni dell'amministrazione, come la cassetta di legno della posta e il plexiglass della finestra per ricavarne frammenti atti ad offendere. Sono stati momenti di grande tensione: e come se non bastasse, il ristretto ha tentato di allontanare gli agenti operanti che cercavano di tranquillizzarlo e, successivamente poneva una condotta dimostrativa con gesti di autolesionismo”.

Il secondo evento critico

È in questo contesto che si è consumato il secondo grave evento critico, prosegue Santilli: “Nel medesimo frangente, i poliziotti operanti hanno prontamente scongiurato il compimento di un altro evento critico da parte di un giovane detenuto, sempre di nazionalità egiziana, che ha tentato di aggredire un compagno di detenzione”. Spiega, infatti, che “l’aggressore, incurante della presenza del personale operante, cominciava a sbattere il blindo della cella e la finestra, estraeva poi una lama rudimentale e minacciava di auto lesionarsi e di aggredire chiunque si avvicinasse. Nemmeno l’intervento di altri compagni di detenzione è valso a riportare alla calma il malintenzionato.” “Solo grazie al sangue freddo e all’enorme spirito di abnegazione dei poliziotti penitenziari presenti, validamente coadiuvati dal comandante del reparto intervenuto in loco che con le uniche armi a loro disposizione, ovvero la calma la pazienza e l’incessante negoziazione si è riusciti a riportare alla calma i due facinorosi ristabilendo l’ordine e la sicurezza all’interno dell’Istituto”, conclude Santilli, che rimarca come “ancora una volta bisogna sottolineare come la polizia penitenziaria sia lasciata sola in balia della violenza sempre più crescente di soggetti poco inclini al rispetto delle norme penali e di comportamento proprie di una società civile. Ci si chiede fino a quando tutto questo possa reggere senza un intervento delle autorità competenti utile a ripristinare la sicurezza dovuta a chi tutto il giorno, per dovere istituzionale, convive con questi soggetti dall’indole violenta che non accennano a rivedere i loro comportamenti aggressivi nei confronti delle Istituzioni, già perché il poliziotto penitenziario che piaccia o meno in quel contesto rappresenta lo Stato”.

Situazione sempre più critica

“La situazione penitenziaria è sempre più critica” - dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE – “a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti, che se stranieri dovrebbe essere espulsi per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato". Per il leader del SAPPE, “quanto accaduto nella Casa circondariale di Ivrea dovrebbe far capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti, che svolgono tutti quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.

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