Rivarolo

Più di 50 negozi sfitti in centro: è crisi vera

Ora il Comune vuole i Distretti del commercio per la ricostruzione economica territoriale urbana.

Più di 50 negozi sfitti in centro: è crisi vera
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Più di 50 negozi sfitti nell'area del centro di Rivarolo e la Giunta cerca di correre ai ripari.

Più di 50 negozi sfitti

E' da uno studio dell'ufficio al Commercio del Comune di Rivarolo che si rileva che la densità media commerciale è di circa 34 abitanti per esercizio, confermando il forte valore di presidio territoriale e sociale dei negozi. Ma c’è un ma. «Da una prima analisi effettuata, risultano più di 53 locali sfitti dislocati nel solo addensamento A1 (Addensamenti storici rilevanti) uno ogni 7 negozi circa, questo primo dato registrato al 30 settembre 2020, sarà fulcro, in sede di istituzione del DUC di un osservatorio volto a cogliere tutte le possibili criticità che concorrono ad alimentare questo fenomeno, al fine di sviluppare politiche attive volte a invertirne la tendenza». Dato in controtendenza, invece, quello del saldo tra aperture e chiusure: nello stretto periodo pandemico sul 2020 si registrano 29 nuove aperture.

Da chi difendersi

Il competitor principale della rete di commercio di vicinato del centro risiede nella grande distribuzione, che non va ad identificarsi in maniera così scontata con il centro commerciale presente sul territorio, con il quale il processo di integrazione è ormai compiuto, la competitività è sana e le diverse attività risultano essere una volano dell’altra, ma con l’avvento, piuttosto, dei grandi retail park e outlet village e il prossimo di Caselle, che aumentano lo stato di allarme delle attività locali. E si guarda con «attenzione» anche al polo di Ciriè.

Quale risposta?

Più di 50 negozi sfitti e distretti del commercio per la ricostruzione economica territoriale urbana la risposta. E’ questa la carta che la Giunta Rostagno ha gettato sul tavolo della crisi economica generata dalla pandemia. Il Covid ha picchiato duro e continua a farlo e per reagire e non guardare impotenti che l’economica locale possa perdere ulteriore (tempo) e terreno nella lotta alla sopravvivenza economica delle attività commerciali, ecco l’«asso nella manica».
Il primo passo è stato fatto, presentando entro marzo la domanda in Regione Piemonte di partecipazione ad un bando per accedere al finanziamento di 20.000 euro per la realizzazione del Distretto, appunto. Tutto parte da qui, dal fatto che la Giunta di Piazza Castello a Torino ha deciso di promuovere «i distretti del commercio quali ambiti territoriali nei quali gli enti pubblici, i cittadini, le imprese e le formazioni sociali liberamente aggregati sono in grado di fare del commercio un fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone il territorio per accrescere l’attrattività, rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle imprese commerciali, anche attraverso interventi integrati per lo sviluppo dell’ambiente urbano di riferimento». Questa la ratio della norma che l’assessore al commercio Helen Ghirmu ha voluto fare sua, con un lavoro propedeutico che ha portato alla presentazione della domanda e alla speranza di poter attingere a quei 20.000 euro regionali per poter mettere in pratica il progetto.

Di che si tratta?

Si chiama «Vivi Rivarolo» il Distretto Urbano del Commercio che la Città vuole realizzare attraverso un accordo di partenariato con l’Associazione Ascom Confcommercio Torino e Provincia, che nel solo territorio di Rivarolo conta 165 affiliati, firmato con la presidente Maria Luisa Coppa, ed altri enti e associazioni locali. Il dossier presentato in Regione ha lo scopo di delineare un cronoprogramma di massima che detterà i tempi di redazione del piano strategico e di istituzione del Distretto Urbano del Commercio, qualora si rientri nei primi 25 candidati partecipanti al Bando per l’istituzione dei Distretti del Commercio.
Dopo di che sarà individuato un «manager» di distretto che possa coordinarne lo sviluppo collaborando con la rete territoriale già presente. Negli ultimi anni, si legge nella delibera che ha licenziato il piano, l’Amministrazione ha attivato nuove forme consultive, ad ora non formalmente costituite, che si configurano nei Tavoli di lavoro del Commercio, della Cultura, del Turismo e del Sociale. In buona sostanza il manager sarà chiamato a sviluppare politiche inclusive e coinvolgere i Tavoli di Lavoro per lo sviluppo del tessuto commerciale locale.

Parole d'ordine

Tre le parole d’ordine: Safe, Clean e Bueuty. Ovvero: potrà esserci maggiore attrattiva se ci sarà senso di sicurezza, pulizia e bellezza. Che nel piano si traduce in turni speciali polizia municipale (che è sotto organico in attesa di nuovi innesti operativi), nuove telecamere pubbliche per la video sorveglianza (servirà poi qualcuno che le monitori) e interventi privati in convenzione per la vigilanza. Per il capitolo pulizia previsti cestini porta-cicche, per deiezioni e campagne di comunicazione con cartelli e avvisi di sanzioni che per essere efficaci, però, non andranno solo «minacciate» ma anche fatte. E infine il beauty. Cura del verde pubblico con convenzione per gestione del nuovo Parco “Spazio elementare” e nuova programmazione taglio del verde senza dimenticare le bellezze della città, con il restauro del muro storico di Piazza Litisetto e Rinnovo dell’arredo urbano e abbellimento con verde e fiori. Tutto questo, ovviamente, partendo dall’esistente.

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